Sostenere l’esame di maturità (in parte) “par furlan”. Un segnale di speranza (e un’indicazione) per un futuro più giusto e più sostenibile

Il futuro è da scrivere, da vivere e da costruire: più giusto, più sano, più sostenibile e quindi anche “par furlan”. È questo il messaggio che giunge, forte e chiaro, dalla vicenda di cui è stata protagonista Marianna Tonelli: una storia di normale consapevolezza civica e identitaria, che diventa un “caso”, per fortuna con esiti positivi, in cui emergono nuovamente le forti connessioni tra i diritti linguistici e il diritto all’istruzione e per cui si registra un’interessante collaborazione tra istituzioni.

La ragazza, originaria di Sevegliano di Bagnaria Arsa, studentessa di quinta al liceo artistico “Giovanni Sello” di Udine e attivista ecologista di Friday for Future, aveva manifestato nel corso dell’anno scolastico la propria convinta volontà di poter sostenere l’esame di maturità in lingua friulana e lo scorso 2 luglio è riuscita a conseguire, almeno in parte, questo suo obiettivo.
«Con la riforma dell’esame, caratterizzato dall’eliminazione della terza prova, del tema storico e della tesina – ha spiegato sabato scorso Marianna ai microfoni di Radio Onde Furlaneè più difficile presentarsi alla maturità esprimendo, accanto a conoscenze e competenze il proprio profilo personale. Per questa ragione ho chiesto di poter fare l’esame in friulano».

Una richiesta del genere trova legittimazione anche nella normativa di tutela delle minoranze linguistiche, sia con riferimento all’uso della lingua nei rapporti con le amministrazioni pubbliche sia per quanto attiene all’uso, all’insegnamento e all’apprendimento delle lingue di minoranza a scuola, sebbene nel caso del friulano le previsioni al riguardo non coprono in maniera significativa e soddisfacente le scuole secondarie di secondo grado. Per questa ragione non è stata pregiudizialmente ostacolata e rigettata, ma è stata affrontata – come è giusto che fosse… – d’intesa tra l’Ufficio scolastico regionale, l’ARLeF (Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane) ed il liceo “Sello”.

Quella trovata è stata soluzione di compromesso: probabilmente la migliore, alle condizioni date.
Come ricorda al riguardo Donato Toffoli, componente del Comitato tecnico scientifico dell’ARLeF, «poiché il friulano alle superiori è presente solo in maniera limitata e sperimentale, non sarebbe stato possibile sostenere l’intero esame in una lingua abitualmente non utilizzata a scuola». Marianna Tonelli ha così potuto sostenere “par furlan” la parte della prova orale di maturità in cui ha illustrato la sua specifica esperienza di alternanza scuola-lavoro. Comprensibile la soddisfazione della studentessa, che ha portato a termine con successo il suo esame e anche la sua azione di testimonianza civica e culturale.

L’esperienza di Marianna Tonelli non è unica. Già in passato, come ricorda Matteo Fogale, che insegna matematica e fisica al liceo scientifico “Marinelli”, ci sono stati studenti che hanno utilizzato la lingua friulana alla prova orale della maturità. Nelle scuole superiori è stato avviato già da qualche anno, per iniziativa di una serie di insegnanti competenti e motivati, anche un progetto finalizzato alla valorizzazione del plurilinguismo a scuola e in questo ambito alla promozione, al sostegno e alla diffusione della lingua friulana: La Lavagne Plurilengâl.
Il nuovo “caso” ripropone la questione dell’educazione plurilingue nelle scuole del Friuli e conferma che tra i ragazzi c’è un’attitudine positiva nei confronti del friulano che può – e deve – essere incoraggiata con un atteggiamento analogo da parte delle istituzioni. Nella prospettiva di un futuro migliore, tra sostenibilità climatica ed ecologica, pluralismo linguistico e diritti fondamentali.

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